CLUB CALIBRO 16

"Alla ricerca del tempo perduto"

Storia del fucile da caccia

club calibro 16
Il fucile da caccia antico

Questa sezione del sito vuol raccontare in sintesi la storia del fucile da caccia. Lo hanno già fatto in pregevoli testi alcuni grandi autori (Federico Negri, Gianoberto Lupi, Enrico L. Appiano, ecc).

Dalle loro approfondite narrazioni nasce questa sintesi che rimanda ai testi sacri della materia per ulteriori approfondimenti.

Evoluzione del fucile da caccia

La caccia per lungo tempo si sviluppò con armi da lancio non da fuoco, quali archi, fionde e balestre; l'utilizzo dell'arma da fuoco non fu immediato, ma dovette attendere una lunga fase di perfezionamento affinché si potessero ottenere armi realmente efficaci ad insidiare la fauna selvatica.
L'archibugio a miccia per esempio, risultava poco adatto alla fauna selvatica, che per la sua notevole mobilità risultava difficile da abbattere con un'arma che doveva attendere la combustione della miccia.

Lo stesso archibugio a ruota, pur essendo più veloce nella esplosione del colpo aveva un costo di realizzazione proibitivo e pochi ricchi e nobili se lo potevano permettere, cacciatori che peraltro amavano esercitare la passione con l'ausilio del falcone da caccia.
La svolta venatoria delle armi da fuoco si ebbe con la messa a punto del meccanismo di invenzione a pietra: ebbe una lunga durata di servizio e ancora all'inizio dell'800 l'inglese Manton ne continuò il perfezionamento. Ma l'acciarino a pietra aveva comunque seri limiti: non era adatto alla pioggia che imponeva la sospensione della caccia, per la lentezza nella esecuzione dello sparo era inidispensabile accompagnare la preda in movimento e gli scaltri selvatici al veder la vampa si spostavano e rendevano il colo inefficace, era impossibile sparare con l'arma verticale e la stessa pietra aveva una autonomia limitata al massimo a 20 colpi.

Abbastanza dopo la scoperta delle miscele fulminati A.J. Forsyth, onde evitare che gli uccelli scappassero alla vista della vampa del fucile a pietra, escogitò che un piccola quantità di miscela fulminante percossa da un martelletto su un focone; varie le miscele possibili dal clorato di potassio al fulminato d'argento e di mercurio. In questi fucili su capsula e luminello veniva praticato un foro di sfiato per tre motivi: il primo che essendo fucili ad avancarica durante l'operazione di caricamento la compressione dell'aria verso la culatta effettuata con borraggio e bacchetta poteva fa accendere la polvere e il secondo era dare sfogo ai gas dell'accensione della capsula, per evitare che essendo molto corrosivi penetrassero nella canna. In ultimo ridurre il rinculo.
Di seguito per la costatazione che erano fattori minimali lo sfiatatoio del gas venne abbandonato. L'epoca era quella dei primi anni venti dell'ottocento e W.W. Greener stava gettando le basi del fucile da caccia, in questa fase il classico fucile a bacchetta.
F. Negri considera il fucile a bacchetta, arma perfetta, per la sua solidità, che difficilmente tende a rompersi, che spara bene sia a pallini che a palla. 

Contestualmente allo sviluppo dell'accensione con la percussione, notevole sviluppo ebbe l'evoluzione dello sviluppo delle canne. In origine si costruivano con una lamina di ferro ricurvata e cui margini accavallati venivano saldati al calor bianco. La saldatura che comunque era il punto di minor resistenza porto all'elaborazione del metodo successivo. Si adottò perciò il sistema di torcere la lamina durante la costruzione così che la saldatura non avesse più un assetto longitudinale ma a spirale. Sulla scorta di queste indicazioni verso il 1790 in Francia si iniziò a costruire canne avvolgendo un tubo di ferro con nastri sempre di ferro di diverso spessore e accuratamente martellati a caldo. Il tubo risultante veniva successivamente portato al termine della lavorazione con alesature e finiture di lima, ottenendo come risultante una spirale a passo cortissimo di superiore resistenza. Il ferro preferito era quello dei chiodi da cavallo, perché il martellamento continuo dato dall'animale lo rendeva molto più coeso e resistente.

Successivamente si pensò di sostituire il ferro delle canne poiché conferiva al fucile da caccia pesantezza e conseguente poca maneggevolezza. In sostanza l'unica componente ferrosa veniva integrata dall'acciaio e questo superò in quantità il ferro si ebbero canne particolari a tutti note come "damascate". Le bacchette di materiale venivano avvolte sui mandrini che consentivano di legare intimamente ferro ed acciaio. Al termine del trattamento corrosivo stabilizzante si ottenevano canne variamente arabescate. Queste canne di cui alcune bellissime segnarono l'ultima parte della vita del fucile ad avancarica.
Sulla scorta di quello che si era già realizzato con l'artiglieria si riteneva che una soluzione migliorativa del fucile da caccia potesse essere quella del caricamento effettuato non più dalla bocca della canna ma dalla culatta. Nasceva il fucile a retrocarica.

Il fucile a retrocarica

Iniziò l'era con non pochi problemi relativi alla tenute dei gas degli improbabili caricamenti dell'epoca. Nel 1836 Lefauchuex risolse il problema adottando una cartuccia di cara con fondello metallico. La pressione che si sviluppava lo faceva aderire alle canne consentendo la tenuta dei gas. Il fucile era basculante ed aveva canne rotanti, sparava cartucce non provviste di innesco e lo stesso era costituito da luminelli, simili a quelle delle armi avancarica precedenti.

club calibro 16

La singolarità di questi fucili da caccia era che in assenza di cartucce si potevano caricare come un comune fucile ad avancarica, inserendo alla base delle canne due spessori metallici. La maggior affermazione di Lefauchuex si ebbe allorché modificò le sue armi sulla scorta delle nuove cartucce a spillo realizzate da Houiller. Il fucile da caccia assumeva il connotato di fucile a spillo. Anche questo fucile da caccia pur da considerare assoluta evoluzione, non era scevro da difetti: l'incavo sulle canne necessario per far uscire lo spillo della cartuccia è via per l'accesso di acqua nelle giornate umide e dosi forti di povere fanno generano fuoriuscite di gas. La stessa capsuletta di accensione pur essendo adeguata all'accensione della polvere nera non si rivelerà adatta alle successive polveri senza fumo. Gli ulteriori sviluppi ed innovazioni portarono perciò alla concezione di un un ulteriore sviluppo del fucile da caccia con la percussione centrale.

Il fucile a percussione centrale

Il fucile a percussione centrale - Questo tipo di fucile è impostato per ospitare una cartuccia dotata di un innesco posto alla sua base, centro del fondello metallico. Lo sviluppo di questa tipologia di fucile da caccia passò anche per il perfezionamento realizzativo delle canne. Entravamo in piena fase di produzione del moderno fucile da caccia.

Dalla fine del settecento e per una parte dell'ottocento, i fabbricanti erano avvezzi alla produzione di canne molto lunghe (circa 80 cm) e tendenzialmente uniformate al calibro 14. Per quanto riguarda il loro profilo interno partendo dalla culatta per una lunghezza media di 15 cm la canna andava leggermente restringendosi, continuava cilindrica per altri 55-56 cm e poi andando verso la parte terminale andava di nuovo ad allargarsi. Le nuove produzioni prevedevano varie soluzioni per le canne: canne per 3/4 della lunghezza coniche e nell'ultimo tratto tendenti ad allargarsi oppure addirittura canne tronco coniche di calibro 14 alla base e di calibro 16 alla bocca.

La continua sperimentazione portò però a definire che la miglior canna dovesse essere quella cilindrica e le canne si accorciarono dato che si valutò che le canne superiori a 41 calibri non davano vantaggi. Si passò da lunghezze di 80 cm a lunghezze di 63-65 cm. Poi la vecchia Europa apprese dal nuovo mondo dato che di la giungevano notizie sull'efficacia della canne cilindriche ma strozzate alla bocca. Dopo i primi tentativi di Pape, fu di nuovo il geniale W.W. Greneer nel 1876 ad ottenere la corretta combinazione di strozzatura delle canne.

Vi è da notare che l'evoluzione del fucile da caccia in questo periodo storico è velocissima; in 40 anni si passò dal fucile a pietra a quello a percussione centrale, passando dall'avancarica alla retrocarica. In quest'epoca appariranno i primi fucili senza i cani esterni, detti senza martelli o HAMMERLESS e lo stesso sistema di armamento delle batterie tramite il movimento delle canne fu brevettato da Anson & Deeley nel 1875.

I primi fucili da caccia moderni - A consolidamento della tecnica di lavorazione delle canne e della percussione centrale seguì un fiorente periodo di sviluppo delle armi operato da maestri europei ed in particolare inglesi. Nacquero una serie di aziende i cui nomi oggi ci fanno sognare che si cimentarono nella realizzazione di tre tipi di armi in particolare: la doppietta a cani esterni, la doppietta a cani interni (hammerles), il sovrapposto. 

club calibro 16

Club Calibro 16 - Informazioni segreteria16@calibro16.it